12 febbraio 2010

Scampia come un video-game



Siamo arrivati al quarto movimento del progetto X (ics) Racconti crudeli della giovinezza, con il quale la compagnia riminese Motus dal 2007 sta percorrendo le periferie italiane ed europee raccontando cosa significhi trascorrervi la giovinezza. La linea adriatica romagnola, Valence, nel sud della Francia, l’enorme quartiere residenziale di Halle-Neustadt in Sassonia, e adesso Scampia, periferia nord di Napoli. Enrico Casagrande e Daniela Nicolò interrogano i margini cittadini provando ad aprirvi spazi di resistenza alla noia, e fissando poi i risultati in azioni sul campo, performance, film, fotografie e installazioni. Per l’occasione la traiettoria di Motus ha incrociato quella di Punta Corsara, progetto nato nel 2007 e attivo nel quartiere di Scampia con l’obiettivo di riscattarne il complicato presente attraverso un’impresa teatrale.
Ma serve a poco, nel riferire di questo spettacolo, riflettere sul degrado urbano, sul malessere della gioventù, sulla corruzione dei modelli culturali. Scampia, strano a dirsi, è in questo caso una periferia qualsiasi. Pasolini è il convitato di pietra di un’operazione prima di tutto estetica, che ha valore come sollecitazione sensoriale prima che come indagine sociale. Non faccio fatica a definire X (ics) un manifesto tecnologico della cultura di strada, che mantiene in uno stato di tensione e complicità linguaggi differenti e autonomi.
Sovrastante e dominante uno schermo: il flusso video che vi è proiettato è stordente. 

Ne è protagonista Silvia Calderoni – bionda, magrissima, efebica – che percorre sui rollerblade le strade del quartiere, compie evoluzioni, gioca, distribuisce volantini che invitano a “cercarsi”. Da un bianco e nero morbido, poetico e quasi neorealistico, si passa ad uno elaborato digitalmente, retinato e optical come un video-gioco, a cui rimandano gli oggetti-simbolo dello spettacolo: l’abbigliamento punk, una spada per arti marziali, il mantello verde da super-eroe, bandiera di speranza. Lo scenario è rappresentato da questa doppia superficie desaturata, in cui si avverte il fascino innegabile delle architetture di periferia: modulari, abnormi, alienanti fortilizi che recintano la città, facendone l’ultimo, insuperabile livello di un video-gioco, per l’appunto. La proiezione video reagisce con quanto avviene sul palcoscenico. Il proscenio è una strada dove transitano persone, ragazzi che perdono tempo: suonano, si sfidano, ballano, pattinano, si esercitano, progettano una fuga. L’unico linguaggio possibile di questi giovani è quello della musica (il punk e l’hip hop, ma non solo). A descriverne le sensazioni, l’acuta sofferenza del desiderio, il sentimento di umanità diminuita, sono le parole scandite da una voce femminile fuori campo, che sentiamo quasi confusa nel flusso incontrollato di emozioni verbalizzate disordinatamente, e accompagnata da un contrappunto visuale e sonoro aggressivo.
Il finale arriva bruscamente: quel che sembrava uno schermo non è che una parete di una gabbia trasparente, aperta su un interno che pare sintetizzare un posto di lavoro, un ufficio dirigenziale: un divano in pelle, due alte piante, una scala che si arrampica su una piattaforma sulla destra. Il video-gioco si fa azione vera: sempre senza vedere, Silvia si spoglia sulla piattaforma, scoprendo una perturbante androginia, getta via i vestiti e si muove in questo spazio che sembra privo di senso; scende la scala a quattro zampe, butta a terra le piante e prepara lo zaino per il viaggio, per l’evasione. Le luci tagliano i suoi movimenti, prossime a spegnersi; la voce registrata declama, come ultima traccia dello spettacolo, una sfida alla monotonia.

Un’ora di spettacolo seguito da un applauso titubante: X (ics) 04, visto al Politeama di Cascina, venerdì 12 febbraio.


X(ics) Racconti crudeli della giovinezza [X.04 Napoli]
ideazione e regia Daniela Nicolò e Enrico Casagrande
con Silvia Calderoni, Sergio Policicchio, Mario Ponce-Enrile, Monica Riccio (del gruppo musicale "Nocturna" di Scampia); partecipano inoltre i "Roca Luce" (Pasquale Fernandez, Antonio Conte, Giuseppe Capasso, Giuseppe Monetti) con il brano "L'esistenz è nu martirio" arrangiato e prodotto da Mario Ponce Enrile e Giuseppe Capasso.
riprese video Daniela Nicolò, Enrico Casagrande
video compositing Francesco Borghesi
text compositing Daniela Nicolò
audio compositing Enrico Casagrande
sound design Roberto Pozzi
luci Daniela Nicolò
direzione tecnica Valeria Foti
elementi scenografici Giancarlo Bianchini-Arto-Zat, Erich Turroni-Laboratorio dell'imperfetto
consulenza architettura Fabio Ferrini