Siamo arrivati al quarto movimento del progetto X (ics)
Racconti crudeli della giovinezza, con il quale la compagnia riminese Motus
dal 2007 sta percorrendo le periferie italiane ed europee raccontando cosa
significhi trascorrervi la giovinezza. La linea adriatica romagnola, Valence,
nel sud della Francia, l’enorme quartiere residenziale di Halle-Neustadt in
Sassonia, e adesso Scampia, periferia nord di Napoli. Enrico Casagrande e
Daniela Nicolò interrogano i margini cittadini provando ad
aprirvi spazi di resistenza alla noia, e fissando poi i risultati in
azioni sul campo, performance, film, fotografie e
installazioni. Per l’occasione la traiettoria di Motus ha incrociato
quella di Punta Corsara, progetto nato nel 2007 e attivo nel quartiere di
Scampia con l’obiettivo di riscattarne il complicato presente attraverso
un’impresa teatrale.
Ma serve a poco, nel riferire di questo spettacolo,
riflettere sul degrado urbano, sul malessere della gioventù, sulla corruzione
dei modelli culturali. Scampia, strano a dirsi, è in questo caso una periferia
qualsiasi. Pasolini è il convitato di pietra di un’operazione prima di tutto estetica,
che ha valore come sollecitazione sensoriale prima che come indagine sociale.
Non faccio fatica a definire X (ics) un manifesto tecnologico della
cultura di strada, che mantiene in uno stato di tensione e complicità linguaggi
differenti e autonomi.
Sovrastante e dominante uno schermo: il flusso video che vi
è proiettato è stordente.
Ne è protagonista Silvia Calderoni – bionda, magrissima,
efebica – che percorre sui rollerblade le strade del quartiere, compie
evoluzioni, gioca, distribuisce volantini che invitano a “cercarsi”. Da un
bianco e nero morbido, poetico e quasi neorealistico, si passa ad uno elaborato
digitalmente, retinato e optical come un video-gioco, a cui rimandano gli
oggetti-simbolo dello spettacolo: l’abbigliamento punk, una spada per arti
marziali, il mantello verde da super-eroe, bandiera di speranza. Lo scenario è
rappresentato da questa doppia superficie desaturata, in cui si avverte il
fascino innegabile delle architetture di periferia: modulari, abnormi,
alienanti fortilizi che recintano la città, facendone l’ultimo, insuperabile
livello di un video-gioco, per l’appunto. La proiezione video reagisce con
quanto avviene sul palcoscenico. Il proscenio è una strada dove transitano
persone, ragazzi che perdono tempo: suonano, si sfidano, ballano, pattinano, si
esercitano, progettano una fuga. L’unico linguaggio possibile di questi giovani
è quello della musica (il punk e l’hip hop, ma non solo). A descriverne le
sensazioni, l’acuta sofferenza del desiderio, il sentimento di umanità diminuita,
sono le parole scandite da una voce femminile fuori campo, che sentiamo quasi
confusa nel flusso incontrollato di emozioni verbalizzate disordinatamente, e
accompagnata da un contrappunto visuale e sonoro aggressivo.
Il finale arriva bruscamente: quel che sembrava uno schermo
non è che una parete di una gabbia trasparente, aperta su un interno che pare
sintetizzare un posto di lavoro, un ufficio dirigenziale: un divano in pelle,
due alte piante, una scala che si arrampica su una piattaforma sulla destra. Il
video-gioco si fa azione vera: sempre senza vedere, Silvia si spoglia sulla
piattaforma, scoprendo una perturbante androginia, getta via i vestiti e si
muove in questo spazio che sembra privo di senso; scende la scala a quattro
zampe, butta a terra le piante e prepara lo zaino per il viaggio, per
l’evasione. Le luci tagliano i suoi movimenti, prossime a spegnersi; la voce
registrata declama, come ultima traccia dello spettacolo, una sfida alla
monotonia.
Un’ora di spettacolo seguito da un applauso titubante: X
(ics) 04, visto al Politeama di Cascina, venerdì 12 febbraio.
X(ics) Racconti
crudeli della giovinezza [X.04 Napoli]
ideazione e regia
Daniela Nicolò e Enrico Casagrande
con Silvia
Calderoni, Sergio Policicchio, Mario Ponce-Enrile, Monica Riccio (del gruppo
musicale "Nocturna" di Scampia); partecipano inoltre i "Roca
Luce" (Pasquale Fernandez, Antonio Conte, Giuseppe Capasso, Giuseppe
Monetti) con il brano "L'esistenz è nu martirio" arrangiato e prodotto da Mario Ponce Enrile e
Giuseppe Capasso.
riprese video
Daniela Nicolò, Enrico Casagrande
video compositing
Francesco Borghesi
text compositing
Daniela Nicolò
audio compositing
Enrico Casagrande
sound design
Roberto Pozzi
luci Daniela
Nicolò
direzione tecnica
Valeria Foti
elementi scenografici
Giancarlo Bianchini-Arto-Zat, Erich Turroni-Laboratorio dell'imperfetto
consulenza
architettura Fabio Ferrini