16 aprile 2012

La (seconda) Passione di Cristo



Mangiami l’anima e poi sputala, della giovane compagnia barese Fibre Parallele (fondata e composta da Licia Lanera e Riccardo Spagnuolo), trae origine da un breve romanzo di Giovanna Furio, di cui porta anche il titolo. Fortunatamente si tratta solo di uno spunto, giacché del romanzo non rimane che una vaga ascendenza narrativa, vale a dire l’idea di un Cristo che torna tra gli uomini e si stabilisce a casa della donna che lo aveva invocato. Dico “fortunatamente” poiché il libro è davvero poca cosa: lo stile aggressivo dell’autrice vorrebbe riprodurre con segni blasfemi e vocabolario “di tendenza” il mondo allucinato e incubotico di una giovane donna, traumatizzata da un passato di violenze subite, ma potrebbe al massimo fornire la traccia a una graphic novel sul registro dark. La coppia di autori pugliesi interviene invece sul personaggio femminile del romanzo, facendone un pretesto per riflettere sul bigottismo sessuofobico di una parte della provincia italiana (non dico meridionale, anche se sottinteso nello spettacolo, perché certi tratti possono presentarsi ad ogni latitudine). Così, nella prima sequenza, la stereotipata devozione della protagonista – una parrocchiana zitella e pudica inginocchiata ai piedi del crocifisso – riesce inopinatamente a riportare in vita il figlio di Dio; nel discendere dalla Croce Gesù torna dunque a farsi umano, fin troppo tuttavia, trasformandosi in una specie di immigrato dall’accento slavo, tanto virile quanto vizioso, scroccone, fumatore, rozzo e piacione. Le sue “lezioni d’amore” (tra cui una spassosissima sessione di aerobica) cercano di indebolire la resistenza della donna al piacere carnale. Spinta contro la sua volontà a consumare l’improbabile unione, la trepida beghina rimane schiacciata dal senso di colpa; decide così di farla finita e con una lama da macellaio, nell’evocativa scena conclusiva, martirizza una seconda volta il corpo di Cristo.

La messinscena, che può vantare numerose repliche nei cinque anni dalla sua prima apparizione (2007), trae forza da un’evidente ambizione dissacrante, che si manifesta in maniera sgraziata; mi riferisco alla recitazione leggera, scarsamente educata dei due attori e agli inserti audio introdotti tra i dialoghi come un ridondante contrappunto grottesco: canzoni tratte dal più consumistico repertorio pop/dance e frammenti di trasmissioni di Radio Maria, sermoni, preghiere e fanatici ammonimenti. Ma nella fragilità della concezione drammaturgica (decisamente più robusta negli spettacoli successivi della compagnia) sopravvive la vitalità comica di una performance buffa e licenziosa, un’energia potenziale che nasce dal trovarsi con un piede nel baratro del cattivo gusto, senza tuttavia precipitarvi.


Mangiami l'anima e poi sputala
Ispirato al romanzo omonimo di Giovanna Furio
Selezione Premio Scenario 2007
di e con Licia Lanera e Riccardo Spagnulo
assistente alla regia Maria Elena Germinario
luci Carlo Quartararo
scene Gianluigi Carbonara

da Pisanotizie.it, 16 aprile 2012