A buon diritto i fondatori della
Societas Raffaello Sanzio godono oggi di un credito difficile da scalfire. In
virtù di una riconosciuta posizione di primato nei territori della ricerca
teatrale, conquistata in quasi trent’anni di attività, i progetti che conducono
individualmente ricevono un’attenzione costante, chiamando a raccolta buona
parte della critica e accendendo la curiosità di un pubblico ormai
multigenerazionale. Tra i percorsi che traggono origine dalla formazione
iniziale, potendosi fregiare del marchio SRS, quello di Chiara Guidi è il più
concentrato sulla dimensione acustica, da intendersi come restituzione,
attraverso la musica, di un aspetto solido e concretamente autonomo al valore significante
della voce.
Per creare l’ambiente sonoro di un’opera-concerto
come Ingiuria la Guidi ha scelto il violinista Alexander Balanescu
(fondatore del celebrato quartetto d’archi che porta il suo nome) e Blixa
Bargeld (già solista della band di rock industriale Einstürzende Neubauten, e a
lungo partner del gruppo di Nick Cave), che intervengono dal vivo, condividendo
con lei il palcoscenico; mentre in consolle Teho Teardo (musicista e
compositore per il cinema) ne campiona la voce costruendovi uno sviluppo
dinamico basato su live looping, riverberi e alterazioni timbriche.
L’incontro di questi quattro
nomi, quattro personalità artistiche borderline, dalla presenza scenica
fortissima, avviene attraverso le parole di Claudia Castellucci: testi poetici
dall’ambiguità pietrosa e sibillina, centrati sul potere vivificante della
maledizione, che la Guidi legge come preghiere di un breviario o formule
rituali; la sua voce, atomizzata dall’elaborazione di Teardo e riflessa come in
un gioco di specchi, si arrotola su se stessa e nelle pieghe trovano posto le
prolungate vibrazioni del violino di Balanescu insieme con il segno vocale
scurissimo di Bargeld.
L’offerta visiva della
performance mi ha ricordato uno spettacolo visto l’anno scorso, un esperimento non
molto distante da questo: NON splendore rock, in cui le poesie di
Mariangela Gualtieri di Teatro Valdoca avevano come sponda il sound aggressivo di
una rock-band, gli Aidoru. Come in quel caso, si deve parlare qui di
un’infrazione del già labile confine tra teatro, rito e musica, e dell’audacia
con la quale in un contesto teatrale si lavora sugli effetti elettroacustici. Purtroppo,
allora come adesso, mi trovo a riflettere sulla natura scarsamente originale
del progetto. Numerose esperienze di gothic-metal o symphonic-metal hanno già
esplorato questo tipo di sonorità, coniugando l’aspetto lirico e quello
performativo; le tecniche di live electronics hanno poi alle spalle decenni
di impiego, con applicazioni decisamente più mature e sofisticate, basti
pensare a Uri Caine. Oltre a questo, più ancora dell’angolosità impervia dei
riferimenti – religiosi, letterari, musicali – si nota l’intenzionale
snervamento del logos, del senso ultimo e profondo della componente
testuale, fiaccato dall’incessante sforzo muscolare, in cui a una fase
sistolica (la violenza dell’ingiuria, della parola ripetuta, dell’imprecazione
liberatoria pronunciata con la potenza numinosa di un rito sciamanico) non
segue una fase diastolica, capace di assorbire il “contenuto” della prima,
bensì una seconda fase pulsoria, ancora più irruente. Il volume altissimo e
l’equalizzazione sbilanciata verso le frequenze estreme dello spettro sonoro
producono uno shock assordante, un impatto orrorifico, ma il “tutto pieno” che
riempie la sala ha bisogno di repentini svuotamenti per potersi rigenerare, sicché
la performance finisce con l’essere una sequenza di cataclismi ritmici che
risulta fatalmente ripetitiva.
Un’ora di spettacolo e un
inatteso bis, come in ogni concerto che si rispetti, al Politeama di Cascina,
domenica 28 marzo.
INGIURIA
una sequenza utile per imprecare
una sequenza utile per imprecare
da testi di Claudia
Castellucci
con Alexander Balanescu,
Blixa Bargeld, Chiara Guidi, Teho Teardo
suoni Boris Wilsdors
luci Fabio Sajiz
produzione Socìetas
Raffaello Sanzio
coproduzione Romaeuropa
Festival 2009
da Pisanotizie.it, 29 marzo 2010