Santha Rama Rau, scrittrice e agente diplomatico
anglo-indiana recentemente scomparsa, è l’autrice dell’adattamento teatrale di
A Passage to India, il romanzo che Edward Morgan Forster pubblicò nel 1924
prima di dedicarsi ad altri generi letterari. L’autore stesso approvò la
versione drammaturgica, che debuttò a Londra nel 1960 ed ebbe un buon successo
anche negli Stati Uniti. Come molti altri testi di Forster, Passaggio in India
ha avuto anche una fortunata trasposizione cinematografica, questa non particolarmente
gradita allo scrittore, diretta da David Lean nel 1984.
Federico Tiezzi, che dal romanzo ricavò una serie di letture
radiofoniche trasmesse alcuni anni fa, ha lavorato sul testo di Santha Rama Rau
cercando di non tradire la componente di ambiguità presente nell’originale.
In una periferica cittadina di uno stato settentrionale,
nella casa di Mr. Fielding, un professore inglese dalle idee liberali, si
incontrano il medico indiano Aziz, onesto e rispettabile, e due donne inglesi,
benestanti e desiderose di conoscere l’India, Mrs Moore e la futura nuora, Miss
Quested. Durante un’escursione alle grotte Malabar organizzata dal medico, Miss
Quested si convince di essere stata aggredita e denuncia il Dr. Aziz. Il
governatorato britannico si muove immediatamente per condannare l’uomo ma sotto
processo la giovane ritratta la sua accusa, scagionandolo. La vicenda è il
segnale di un’integrazione ancora prematura, e perfino l’amicizia tra Mr.
Fielding e Dr. Aziz, che credevano in una possibile convivenza amichevole tra i
due popoli, ne esce compromessa.
Nella linea delle sue ultime regie, Tiezzi sceglie una
messinscena decisamente scarica, ma esteticamente impeccabile. In un montaggio
scenico basato sulle interruzioni di luce,
gigantesche bandiere, carte geopolitiche dell’Impero,
proiezioni video dell’India di oggi in slow motion, arredi in stile e colorati
tendaggi disegnano gli spazi dell’azione (la casa di Mr. Fielding, le grotte,
il circolo inglese e l’aula di tribunale) nei due tempi dello spettacolo.
L’immersione nell’India al tempo del regime coloniale (pur con qualche aggiornamento)
è completata dai sofisticati costumi e dalle musiche dal vivo suonate da un
sitar e un surbahar, i due strumenti della musica classica indiana più
conosciuti in Occidente, ma caratteristici della zona settentrionale.
Tutto il resto è nelle mani del cast, com’è naturale,
potendo Tiezzi contare su attori come Giulia Lazzarini e Sandro Lombardi. La
prima dà a Mrs. Moore una voce sofferente e inquieta, il secondo interpreta
l’onesto e signorile Mr. Fielding con incedere sicuro e a tratti sopra le
righe. Ma l’intera compagnia è assolutamente convincente per tonalità e misura:
Massimo Verdastro tratteggia con genio caricaturale la figura
dell’indecifrabile Professor Godbole, assistente indiano di Fielding; Debora
Zuin è a suo agio nella parte dell’evanescente e smaniosa Miss Quested (si noti
il dettaglio onomastico: in inglese to quest vuol dire andare in cerca); e
soprattutto Graziano Piazza, che disegna un Aziz la cui mite e fiduciosa
verecondia, accompagnata da un’inflessione comica molto ben calibrata, si
trasforma dopo l’umiliante accusa in un contegno sdegnoso carico di orgoglio
ferito.
Il problema dello scontro di culture si avverte, ma come
detto Tiezzi lascia che l’India, con i suoi attraenti misteri, sia il vero
reagente della situazione. E Mrs. Moore è l’unica che sembra aver compreso
quanto abbia pesato il non-detto, il sacro e l’enigma di una nazione
nell’allucinazione di Miss Quested. La chiave del dramma sta proprio nel doppio
significato della parola suggestione: da un parte la fascinazione subita dalla
giovane inglese, dall’altra il pregiudizio che la induce a una facile
razionalizzazione.
Arriva inaspettata ma colpisce piacevolmente la coreografia
che conclude lo spettacolo: tutta la compagnia danza al ritmo di un brano del
genere indian hip-hop, in puro stile Bollywood.
Due ore di spettacolo e soddisfazione quasi unanime per
Passaggio in India, visto al Teatro Verdi di Pisa, domenica 7 febbraio.
Passaggio in India
di Santha Rama Rau
dal romanzo di
Edward Morgan Forster
traduzione Sandro
Lombardi
drammaturgia
Sandro Lombardi e Federico Tiezzi
regia Federico
Tiezzi
con Sandro
Lombardi, Graziano Piazza, Giulia Lazzarini, Debora Zuin, Massimo Verdastro,
Giovanni Franzoni, Sandro Mabellini, Silvio Castiglioni, Daniele Bonaiuti, Ciro
Masella, Fabricio Christian Amansi, Andrea Carabelli, Aleksandar Karlic
scene Francesco
Calcagnini
costumi Giovanna
Buzzi
luci Roberto
Innocenti
da Pisanotizie.it, 8 febbraio 2010