Ogni suo passaggio sui palcoscenici italiani assume i
connotati dell’evento di stagione. Si deve riconoscere a Emma Dante l’aver
movimentato e arricchito nell’ultimo decennio un panorama teatrale a detta di
molti opaco e svigorito, e questo in ragione della sua attività indipendente,
molteplice e prolifica; del suo darsi come oggetto di studio complesso e
fecondo (nel pomeriggio che ha preceduto lo spettacolo è stata presentata la
prima monografia critica su di lei, scritta con scientificità e partecipazione
da Anna Barsotti); e infine del suo essere personaggio di non immediata
risoluzione, capace di contrapporre nutriti schieramenti di estimatori e
detrattori.
Chi conosce il teatro di Emma Dante ritroverà nelle Pulle
(coproduzione del Teatro Mercadante di Napoli insieme con il Théâtre du
Rond-Point di Parigi e il Théâtre National de la Communauté Française di
Bruxelles) buona parte di quei segni inconfondibili e di quei temi che ne hanno
contraddistinto l’ultima produzione: l’identità sessuale vissuta come un’ossessione,
da ostentare spudoratamente per non rimanerne schiacciati; i corpi snodati di
attori eccezionali, preda di movimenti inconsulti, tra danze tarantolate,
disarticolazioni ginniche e tonfi rumorosi; la musica ad alto volume sulle cui
note è disposta una seconda narrazione, intervallata alla prima; l’apparato
scenografico spoglio, in cui i pochi oggetti-feticcio, l’illuminazione ben
governata, ora brutale ora chiaroscurata, e i colori aggressivi da postribolo
sono tracce ipervisibili che non lasciano spazio all’immaginazione.
Cinque “pulle” (‘puttane’, in palermitano) – un transessuale
e quattro travestiti – si presentano una alla volta alla ribalta, raccontando
traumi familiari, disordini alimentari, discriminazioni e favole infrante.
Ispirate e difese in questo outing tragicomico da tre fate
contorsioniste e da una protettrice di nome Mab, come la fiabesca levatrice del
folclore europeo (è il personaggio che la Dante ha riservato per sé, qui
sostituita da Chiara Muscato). Cantano (i testi delle canzoni sono della stessa
autrice) e danzano sui brani originali di Gianluca Porcu (tornato a lavorare
con la Dante dopo Cani di Bancata), insistentemente sforzati su ritmi
dolorosi, quasi fossero musica da carillon, e liquidi passaggi timbrici.
Vele rosse si abbattono sul palco dalle quinte, sezionando
lo spazio del bordello (il fondale è una damascata vetrina da strip-tease) per
quei rituali – abbigliarsi, truccarsi, cucinare – che accompagnano ogni
giornata di lavoro, gesti ripetuti maniacalmente per insistere sulla loro
incoercibilità. E durante questa ridicola preparazione fa spicco la
prevaricante logorrea in dialetto napoletano di Stellina (Carmine Maringola),
il travestito al quale l’intolleranza meridionale negherà il sogno di un
matrimonio da favola con il proprio uomo.
Non c’è molto altro, a dire il vero. Emma Dante ha dato vita
negli anni a un’estetica ai confini del grottesco, un mondo riconoscibile, per
molti aspetti toccante o perturbante, ma in questo caso privo di mistero: i
simboli sono meno evocativi che in altri spettacoli, il finale non è abbastanza
coraggioso da arrivare alla blasfemia e neppure riscattato da quella poesia
dell’eccesso raggiunta in passato.
Novanta minuti di spettacolo, salutato da applausi
calorosissimi e numerose chiamate: Le pulle. Operetta amorale di Emma
Dante, visto alla Città del Teatro di Cascina il 19 febbraio 2010.
Le Pulle
operetta amorale
di Emma Dante
con Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Sabino
Civilleri, Clio Gaudenzi, Ersilia Lombardo, Manuela Lo Sicco, Carmine
Maringola, Chiara Muscato, Antonio Puccia
musiche originali Gianluca Porcu, alias Lu
scene Emma Dante e Carmine Maringola
luci Cristian Zucaro
costumi Emma Dante
musiche originali Gianluca Porcu, alias Lu
scene Emma Dante e Carmine Maringola
luci Cristian Zucaro
costumi Emma Dante
da Pisanotizie.it, 20 febbraio 2010