20 febbraio 2010

Le favolose puttane di Emma Dante



Ogni suo passaggio sui palcoscenici italiani assume i connotati dell’evento di stagione. Si deve riconoscere a Emma Dante l’aver movimentato e arricchito nell’ultimo decennio un panorama teatrale a detta di molti opaco e svigorito, e questo in ragione della sua attività indipendente, molteplice e prolifica; del suo darsi come oggetto di studio complesso e fecondo (nel pomeriggio che ha preceduto lo spettacolo è stata presentata la prima monografia critica su di lei, scritta con scientificità e partecipazione da Anna Barsotti); e infine del suo essere personaggio di non immediata risoluzione, capace di contrapporre nutriti schieramenti di estimatori e detrattori.
Chi conosce il teatro di Emma Dante ritroverà nelle Pulle (coproduzione del Teatro Mercadante di Napoli insieme con il Théâtre du Rond-Point di Parigi e il Théâtre National de la Communauté Française di Bruxelles) buona parte di quei segni inconfondibili e di quei temi che ne hanno contraddistinto l’ultima produzione: l’identità sessuale vissuta come un’ossessione, da ostentare spudoratamente per non rimanerne schiacciati; i corpi snodati di attori eccezionali, preda di movimenti inconsulti, tra danze tarantolate, disarticolazioni ginniche e tonfi rumorosi; la musica ad alto volume sulle cui note è disposta una seconda narrazione, intervallata alla prima; l’apparato scenografico spoglio, in cui i pochi oggetti-feticcio, l’illuminazione ben governata, ora brutale ora chiaroscurata, e i colori aggressivi da postribolo sono tracce ipervisibili che non lasciano spazio all’immaginazione.

Cinque “pulle” (‘puttane’, in palermitano) – un transessuale e quattro travestiti – si presentano una alla volta alla ribalta, raccontando traumi familiari, disordini alimentari, discriminazioni e favole infrante. Ispirate e difese in questo outing tragicomico da tre fate contorsioniste e da una protettrice di nome Mab, come la fiabesca levatrice del folclore europeo (è il personaggio che la Dante ha riservato per sé, qui sostituita da Chiara Muscato). Cantano (i testi delle canzoni sono della stessa autrice) e danzano sui brani originali di Gianluca Porcu (tornato a lavorare con la Dante dopo Cani di Bancata), insistentemente sforzati su ritmi dolorosi, quasi fossero musica da carillon, e liquidi passaggi timbrici.
Vele rosse si abbattono sul palco dalle quinte, sezionando lo spazio del bordello (il fondale è una damascata vetrina da strip-tease) per quei rituali – abbigliarsi, truccarsi, cucinare – che accompagnano ogni giornata di lavoro, gesti ripetuti maniacalmente per insistere sulla loro incoercibilità. E durante questa ridicola preparazione fa spicco la prevaricante logorrea in dialetto napoletano di Stellina (Carmine Maringola), il travestito al quale l’intolleranza meridionale negherà il sogno di un matrimonio da favola con il proprio uomo.
Non c’è molto altro, a dire il vero. Emma Dante ha dato vita negli anni a un’estetica ai confini del grottesco, un mondo riconoscibile, per molti aspetti toccante o perturbante, ma in questo caso privo di mistero: i simboli sono meno evocativi che in altri spettacoli, il finale non è abbastanza coraggioso da arrivare alla blasfemia e neppure riscattato da quella poesia dell’eccesso raggiunta in passato.

Novanta minuti di spettacolo, salutato da applausi calorosissimi e numerose chiamate: Le pulle. Operetta amorale di Emma Dante, visto alla Città del Teatro di Cascina il 19 febbraio 2010.


Le Pulle
operetta amorale
di Emma Dante
con Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Sabino Civilleri, Clio Gaudenzi, Ersilia Lombardo, Manuela Lo Sicco, Carmine Maringola, Chiara Muscato, Antonio Puccia
musiche originali
Gianluca Porcu, alias Lu
scene
Emma Dante e Carmine Maringola
luci
Cristian Zucaro
costumi
Emma Dante

da Pisanotizie.it, 20 febbraio 2010