Presentato in anteprima al Napoli Teatro Festival nella
sezione Fringe, debutta a Buti a chiusura della rassegna Piccoli Fuochi il nuovo
spettacolo di Paola Marcone, una riscrittura del mito di Medea e del suo duetto
mortale con Giasone. Dopo Passio Mariae (2008) e Histoire de ma mort
(2009), l’autrice, regista e attrice conclude la trilogia Corpo Patiens,
esplorazione drammaturgica e scenica del tema della scelta come individuazione
della propria identità e del proprio corpo.
Qui Giasone (Marco Brinzi), nelle vesti americanizzate del
soldato bambinone Jason, è combattuto tra due amplessi letali: da una parte il
gioco della guerra (virilità, disciplina, amor patrio), dall’altra la
tentazione di una Medea in versione playmate (Paola Marcone). Preferirà il
primo ma, come da tradizione letteraria, sarà sopraffatto dalla seconda. La
storia dei due, all’inizio attualizzata come una infantile schermaglia erotico-bellica
su un tavolo da Risiko, si concluderà con la ferale punizione del figlicidio
commesso dalla madre sotto gli occhi del padre.
Se lo spettacolo, qui offerto sotto forma di studio,
non può dirsi ancora del tutto convincente non è per la simbologia, che allude
con efficacia al riferimento mitologizzato della guerra del Vietnam, osservata
con il filtro della filmografia americana anni Novanta (Platoon, Forrest
Gump, Full Metal Jacket, ecc.): la “chiamata alle armi” che persuade
Giasone proviene da una insistente voce fuori campo – quella di Dario Marconcini
– marziale, severa e alienata, mentre le scelte musicali, come la conclusiva Rain
and Tears dei greci Aphrodite’s child, appartengono al periodo della
contestazione hippie; non è nemmeno per l’apparato audiovisivo, ben
funzionante, con luci indovinate che fanno corposo e dorato (l’oro delle armi e
delle vesti greche) il palcoscenico-campo di battaglia, accessori e costumi preziosi
(prestito della Fondazione Cerratelli) e uno spazio sonoro costruito con
precisione. E non fallisce neppure la recitazione di Brinzi (visto ultimamente
nel Così è (se vi pare) di Castri) e della Marcone, che hanno tenuta e
decisione, sia pure con qualche dinamica da rivedere.
La debolezza è piuttosto al livello della scrittura, che non
riesce a dare profondità e sensi ulteriori a una semplificazione critica che
vuole Medea implacabile e vendicatrice in nome del segno femminile: la donna e
madre della Marcone prima afferma la propria sensualità (ma qui l’intenzione
parodica ha il fiato corto), poi sceglie la violenza e l’infanticidio non tanto
per la dismisura di un amore tradito, ma come extrema ratio per dominare
il segno maschile, nel tentativo di negare a Giasone (e per estensione
all’umanità tutta) la prosecuzione di una stirpe destinata alla brutalità
militare. Con questo volendo anche affermare il ripudio della pulsione verso la
guerra, nel suo essere attributo puramente virile.
Cinquanta minuti di spettacolo e consensi misurati per Mister
Jason & Lady Medea, visto al Teatro Francesco di Bartolo di Buti
martedì 29 giugno 2010.
Mr. Jason & Lady Medea
(primo studio)
drammaturgia e regia Paola Marcone
con Marco Brinzi e Paola Marcone
(primo studio)
drammaturgia e regia Paola Marcone
con Marco Brinzi e Paola Marcone
voci di Dario Marconcini
ambientazione sonora Fabio Bartolomei
costumi Fondazione Cerratelli
allestimento scenico Riccardo Gargiulo
organizzazione Gilda Deianira Ciao
ambientazione sonora Fabio Bartolomei
costumi Fondazione Cerratelli
allestimento scenico Riccardo Gargiulo
organizzazione Gilda Deianira Ciao
da Pisanotizie.it, 30 giugno 2010