2 marzo 2012

Siamo ancora uomini?



Un tema: complesso, irrisolto, provocatorio; un modo per affrontarlo: accumulo, elencazione e concatenazione di associazioni libere, sintagmi verbali, espressioni idiomatiche. Questo il modus operandi adottato da Babilonia Teatri (Valeria Raimondi ed Enrico Castellani, fondatori della compagnia) negli spettacoli sin qui prodotti. Modalità che trae origine dalla nostra abitudine alla percezione frazionata e sconnessa della realtà, ma che, si deve ammettere, è anche procedimento di gran lunga più facile rispetto a una scrittura drammaturgica articolata. Nel caso di The end l’argomento in questione è il suicidio, il divorzio volontario dalla vita, l’ineffabile ribellione alle sue leggi. Ma più correttamente non si parla del disprezzo dell’esistenza, quanto del rifiuto dell’agonia e dell’invecchiamento, se questo porta alla decadenza fisica, all’accanimento terapeutico o all’inseguimento di una giovinezza a tutti i costi.
Uno scampanio e si comincia: quattro pezzi, come quattro round di un match senza combattimento, in cui Valeria Raimondi, cranio rasato a zero e abito corto di lamé, a colpi di versi martellanti denuncia il materialismo, il consumismo, la spettacolarizzazione di sé e la paura della morte che accomuna tutti.

Dal momento della sua anteprima, The end ha subito, come accade di frequente, un processo di essiccamento che ne ha fatto uno spettacolo più breve (meno di un’ora la durata) e sintetico, contando su una durezza verbale di grado superiore, sulla materialità delle parole, talora screziate di forme dialettali. Un esempio: “Non mi vedrete con le mutande piene de merda / nuotare nel me stesso pisso / non mi farò lavare da una troia che non sa la mia lingua”. Pochi inserti sonori (tra cui Ciao amore ciao del suicida Tenco) spezzano i monologhi, lasciando meditare sui contenuti. Come gli scatti a raffica di un moderno apparecchio fotografico, i brani aggrediscono la platea, denudando le sue abitudini e responsabilità; non tutti gli scatti colpiscono nel segno, non tutti hanno la stessa efficacia. Nel pronunciare queste filastrocche crudeli, senza ironia né variazioni di ritmo, l’attrice compone dietro di sé una scenografia macabra: un Cristo Crocefisso issato con una carrucola, ai lati del quale, al posto dei ladroni, oscillano le teste mozzate di un bue e di un asino. A completare il grottesco presepe la cometa di cartone che Valeria solleva alla fine dello spettacolo, prima di rientrare con il figlio da poco nato in braccio, mentre si odono i versi di Jim Morrison, “all the children are insane”, nella canzone che dà il titolo allo spettacolo.

In una serata che unisce due compagnie provenienti dal pluriventennale premio Scenario, il secondo testo rappresentato è Infactory di Matteo Latino, testo vincitore dell’ultima edizione. Alla base del testo, interpretato dallo stesso Latino insieme con Fortunato Leccese, c’è un’equivalenza metaforica tra la condizione della gioventù di oggi e quella di bestie da allevamento condannate alla macellazione. L’uso di un linguaggio sintetico e primitivo, per vivere e raccontare in prima persona l’esperienza di due vitelli, è la cifra più interessante di uno spettacolo senz’altro rivedibile. Luci al neon, graffiti spruzzati su una parete di cellophan, street dance, magliette parlanti, muscolose sonorità techno, sono gli elementi su cui atterra l’attenzione dello spettatore, i punti da congiungere per ricomporre il disegno scenico.

La platea elargisce applausi convinti allo spettacolo di Babilonia Teatri, più tiepidi per quello di Matteo Latino, venerdì 2 marzo al Teatro Rossini di Pontasserchio.


The End
di Valeria Raimondi e Enrico Castellani
collaborazione artistica Vincenzo Todesco
con Valeria Raimondi, Enrico Castellani, Ilaria Dalle Donne, Luca Scotton
scene Gianni Volpe, Luca Scotton
luci e audio Luca Scotton
costumi Franca Piccoli
organizzazione Alice Castellani
grafiche Franciu
produzione Babilonia Teatri/CRT Centro di Ricerca per il Teatro
in collaborazione con Operaestate Festival Veneto e Santarcangelo 40
e con il sostegno di Viva Opera CIrcus

Infactory
di Matteo Latino
con Matteo Latino e Fortunato Leccese
produzione Teatro Stalla

da Pisanotizie.it, 3 marzo 2012