Un tema: complesso, irrisolto, provocatorio; un modo per
affrontarlo: accumulo, elencazione e concatenazione di associazioni libere, sintagmi
verbali, espressioni idiomatiche. Questo il modus
operandi adottato da Babilonia Teatri (Valeria Raimondi ed Enrico
Castellani, fondatori della compagnia) negli spettacoli sin qui prodotti. Modalità
che trae origine dalla nostra abitudine alla percezione frazionata e sconnessa
della realtà, ma che, si deve ammettere, è anche procedimento di gran lunga più
facile rispetto a una scrittura drammaturgica articolata. Nel caso di The end l’argomento in questione è il
suicidio, il divorzio volontario dalla vita, l’ineffabile ribellione alle sue
leggi. Ma più correttamente non si parla del disprezzo dell’esistenza, quanto
del rifiuto dell’agonia e dell’invecchiamento, se questo porta alla decadenza
fisica, all’accanimento terapeutico o all’inseguimento di una giovinezza a
tutti i costi.
Uno scampanio e si comincia: quattro pezzi, come quattro
round di un match senza combattimento, in cui Valeria Raimondi, cranio rasato a
zero e abito corto di lamé, a colpi di versi martellanti denuncia il materialismo,
il consumismo, la spettacolarizzazione di sé e la paura della morte che
accomuna tutti.
Dal momento della sua anteprima, The end ha subito, come accade di frequente, un processo di
essiccamento che ne ha fatto uno spettacolo più breve (meno di un’ora la
durata) e sintetico, contando su una durezza verbale di grado superiore, sulla
materialità delle parole, talora screziate di forme dialettali. Un esempio:
“Non mi vedrete con le mutande piene de merda / nuotare nel me stesso pisso /
non mi farò lavare da una troia che non sa la mia lingua”. Pochi inserti sonori
(tra cui Ciao amore ciao del suicida
Tenco) spezzano i monologhi, lasciando meditare sui contenuti. Come gli scatti
a raffica di un moderno apparecchio fotografico, i brani aggrediscono la
platea, denudando le sue abitudini e responsabilità; non tutti gli scatti
colpiscono nel segno, non tutti hanno la stessa efficacia. Nel pronunciare
queste filastrocche crudeli, senza ironia né variazioni di ritmo, l’attrice
compone dietro di sé una scenografia macabra: un Cristo Crocefisso issato con
una carrucola, ai lati del quale, al posto dei ladroni, oscillano le teste
mozzate di un bue e di un asino. A completare il grottesco presepe la cometa di
cartone che Valeria solleva alla fine dello spettacolo, prima di rientrare con il
figlio da poco nato in braccio, mentre si odono i versi di Jim Morrison, “all
the children are insane”, nella canzone che dà il titolo allo spettacolo.
In una serata che unisce due compagnie provenienti dal
pluriventennale premio Scenario, il secondo testo rappresentato è Infactory di Matteo Latino, testo
vincitore dell’ultima edizione. Alla base del testo, interpretato dallo stesso Latino
insieme con Fortunato Leccese, c’è un’equivalenza metaforica tra la condizione
della gioventù di oggi e quella di bestie da allevamento condannate alla
macellazione. L’uso di un linguaggio sintetico e primitivo, per vivere e
raccontare in prima persona l’esperienza di due vitelli, è la cifra più
interessante di uno spettacolo senz’altro rivedibile. Luci al neon, graffiti
spruzzati su una parete di cellophan, street dance, magliette parlanti,
muscolose sonorità techno, sono gli elementi su cui atterra l’attenzione dello
spettatore, i punti da congiungere per ricomporre il disegno scenico.
La platea elargisce applausi convinti allo spettacolo di
Babilonia Teatri, più tiepidi per quello di Matteo Latino, venerdì 2 marzo al
Teatro Rossini di Pontasserchio.
The End
di Valeria Raimondi e Enrico Castellani
collaborazione artistica Vincenzo Todesco
con Valeria Raimondi, Enrico Castellani, Ilaria Dalle Donne, Luca Scotton
scene Gianni Volpe, Luca Scotton
luci e audio Luca Scotton
costumi Franca Piccoli
organizzazione Alice Castellani
grafiche Franciu
produzione
Babilonia Teatri/CRT Centro di Ricerca per il Teatro
in collaborazione con Operaestate Festival Veneto e Santarcangelo 40
e con il sostegno di Viva Opera CIrcus
in collaborazione con Operaestate Festival Veneto e Santarcangelo 40
e con il sostegno di Viva Opera CIrcus
Infactory
di Matteo
Latino
con Matteo
Latino e Fortunato Leccese
produzione
Teatro Stalla
da Pisanotizie.it, 3 marzo 2012