L’antefatto, ovverosia il motivo generatore dello
spettacolo, è tristemente noto e raccoglie in sé tutte le storie tragiche di
emigranti, clandestini e naufraghi del mare. Una popolazione di uomini, donne e
bambini senza nome (ma chi non ha nome ha un numero, matematica
spersonalizzazione) che dalle coste africane attraversa il Mediterraneo, in
cerca di un avvenire migliore. Non è detto che faccia ritorno a casa; non è
detto che giunta a destinazione trovi quanto desidera; peggio ancora, non è
detto che arrivi a destinazione: “stipati nel barcone, infradiciati, mangiati
da un freddo atroce, gridano e pregano, pregano e son presi a schiaffi; una
Bibbia e un Corano inzuppati nell’acqua, lo stomaco che urla dalla fame:
patetici”. Così li descrive il grottesco militare interpretato da un demoniaco Alessandro
Renda, ingallonato come i generali fantocci di Enrico Baj, unico abitante di una
misteriosa isoletta vulcanica, incaricato da un fantomatico Ministro
dell’Inferno (ci vuol poco, è sottinteso, a sostituire una “f” con una “t”) di
stilare il censimento delle vittime e dei dispersi in mare.
Guanti e occhiali scuri, assuefatto alla sua funzione di
pallottoliere mortuario, il generale fa ordine tra i cadaveri, a ognuno un
numero, per ogni cifra una storia: destini che si somigliano, racconti che si
fanno eco. Nella deriva quasi psicopatica del suo contegno, egli arriva a incarnare
i fantasmi che probabilmente non hanno la forza di perseguitarlo.
La scena (pensata da Ermanna Montanari ed Enrico Isola) è
un antro buio; una sorta di pietra tombale fa da piedistallo sul quale il burocrate,
emergendo dall’ombra, pronuncia il suo monologo. La sua voce ha il timbro
cavernoso di chi si trovi a corto d’aria; voce che diventa furiosa quando si
lancia in un’invettiva contro i pesci voraci che rendono più difficile il suo
compito, divorando i connotati delle vittime (forse alcune coscienze avranno
sobbalzato, scorgendovi la metafora di una civiltà avida e insensibile).
Nel rievocare il dolore e la disgrazia di speranze
disilluse, succede che la partitura drammaturgica proceda percuotendo sempre le
stesse corde; a conti fatti, lo spessore poetico dello spettacolo deve molto all’apporto
dei fratelli Mancuso (già esecutori di diverse “colonne sonore” per Emma
Dante). Entrambi in scena, seduti sul fondo del palcoscenico, i due
polistrumentisti siciliani impregnano il monologo del generale di sonorità
primitive e meticcie: che vengano da un flauto, da un harmonium, da un liuto, o
dal loro struggente e inconfondibile canto vibrato, queste portano il respiro e
la memoria di genti lontane.
Pur portando il titolo di uno dei primi spettacoli della
compagnia (che al tempo vedeva in scena quattro attori storici della
formazione, Luigi Dadina, Ermanna Montanari, Marcella Nonni e Renato Valmori),
questo testo di Martinelli trae origine da un recente viaggio a Mazara del
Vallo e dal contatto con quella terra estrema di frontiera ricava la sua
essenza. Nella consuetudine del lavoro teatrale delle Albe, esso ha dato vita a
un ciclo laboratoriale, inserito in un progetto più ampio sul tema
dell’emigrazione.
Un’ora di spettacolo, visto al Teatro Rossini di
Pontasserchio, venerdì 16 marzo.
Rumore di acque
di Marco Martinelli
ideazione Marco Martinelli, Ermanna Montanari
regia Marco Martinelli
in scena Alessandro Renda
musiche originali eseguite dal vivo Fratelli Mancuso
spazio, luci, costumi Ermanna Montanari, Enrico Isola
direzione tecnica Enrico Isola
coproduzione Ravenna Festival, Teatro delle Albe-Ravenna Teatro,
"Circuito del Mito" della Regione Siciliana, Sensi Contemporanei col patrocinio di Teatro delle Albe opera in Ravenna Teatro
di Marco Martinelli
ideazione Marco Martinelli, Ermanna Montanari
regia Marco Martinelli
in scena Alessandro Renda
musiche originali eseguite dal vivo Fratelli Mancuso
spazio, luci, costumi Ermanna Montanari, Enrico Isola
direzione tecnica Enrico Isola
coproduzione Ravenna Festival, Teatro delle Albe-Ravenna Teatro,
"Circuito del Mito" della Regione Siciliana, Sensi Contemporanei col patrocinio di Teatro delle Albe opera in Ravenna Teatro
da Pisanotizie.it, 17 marzo 2012