21 gennaio 2010

I Sacchi di sabbia di nuovo all'opera (buffa)


Sono tra quelli che hanno visto lo Studio su alcune scene del Don Giovanni di Mozart in una delle sue prime uscite, nel mese di giugno dell’anno scorso. Allora, mi trovai a difenderne i pregi contro lo scetticismo di chi lo giudicava decisamente troppo acerbo per essere gettato su un palcoscenico. Bisognava far la tara allo spettacolo, dicevo, considerando gli inevitabili impacci dell’esordio, e la giovane età dei sei protagonisti, chiamati a un compito nient’affatto semplice.
Rivedendolo più di sei mesi dopo, riscopro uno spettacolo brillante, divertente, autenticamente buffo, ma con maggiore padronanza e qualche minuto in più. Sicché il “Ma come? Già finito?” che avevamo trattenuto all’epoca lascia il posto a una soddisfazione più piena. E di migliore rispetto alla prima versione c’è anche e soprattutto la vocalità dei giovani attori, ora meno incerta, meno traballante. Perché il “gioco” che innerva lo spettacolo sta tutto nella capacità della voce di essere insieme atto recitativo, scenografico e mimico (ma non dico di più per non sottrarre parte del gusto agli spettatori futuri).

Chi conosce gli Swingle Singers, straordinario ensemble vocale anglo-francese, non può non affiancare questo lavoro alle loro magistrali esecuzioni mozartiane a cappella (tra le quali anche alcune arie del Don Giovanni). Ma l’operazione dei Sacchi di Sabbia è del tutto diversa, perché decisamente teatrale prima che musicale. L’interpretazione non è basata infatti sullo spartito, con l’attribuzione rigorosa delle linee strumentali ai registri vocali più appropriati, bensì sulla narrazione, sullo svolgersi delle vicende semiserie, sempre tra l’ambiguo e il grottesco, del libertino per antonomasia. Ed è esclusivamente frutto di uno studio compiuto a orecchio dai sei improvvisati, ma intonatissimi, cantanti, qui in tenuta da collegiali e in fila per due, sotto la regia – ma non sarebbe sbagliato parlare in questo caso di direzione d’orchestra – di Giovanni Guerrieri; alla cui competenza musicale si deve sicuramente la capacità di restituire la qualità più evidente del Mozart operista, quella di cucire la partitura sonora alla battuta, al dialogo cioè.
La sincronia (che in certi passaggi diventa, comicamente, interferenza) tra le parole del libretto, proiettate alle spalle degli attori, e il cantato, fatto di versi, versetti e versacci, insieme alla parodia dei cliché dell’orchestra (lo sgranchirsi, la battuta a vuoto prima dell’attacco), non compone una semplice imitazione o caricatura, che si esaurirebbe nel divertimento di uno spiritoso arrangiamento, ma un vero lavoro sull’opera, una riscrittura ironica ma non presuntuosa, e un ulteriore capitolo dell’originale percorso creativo della compagnia. Per questo risulta perfino superfluo l’antefatto con cui i Sacchi vogliono presentare e motivare l’evento scenico, trovandovi una cornice, per così dire (“Un’orchestrina piuttosto bizzarra si trova per strana casualità alle prese con la grande opera di Mozart. Per qualche arcana ragione deve eseguirla a qualsiasi costo, pur non possedendo alcun strumento musicale, e neppure conoscendo la musica”). Il progetto (a cui Guerrieri, insieme con Giulia Gallo e Giulia Solano, lavora da tempo) funziona da solo, senz’altre spiegazioni.
Nello spazio ricavato del Teatro Sant’Andrea un pubblico numeroso e affezionato ha assistito tra giovedì e domenica al primo atto del Don Giovanni, nella versione dei Sacchi di Sabbia. E’ annunciata per l’estate la versione integrale. Ne riparleremo.


Don Giovanni
un progetto di Giovanni Guerrieri, Giulia Solano e Giulia Gallo
con Arianna Benvenuti, Lisa Carpitelli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri,
Matteo Pizzanelli, Federico Polacci, Giulia Solano
tecnica Federico Polacci
Produzione I Sacchi di Sabbia/Compagnia Sandro Lombardi
in collaborazione con Teatro Sant’Andrea,
La Città del Teatro, Armunia Festival Costa degli Etruschi
Con il sostegno della Regione Toscana

http://www.sacchidisabbia.com/dongiovanni.html

da Pisanotizie.it, 25 gennaio 2010