2 aprile 2011

L'amore sottovoce in via Toledo


Napoli, Quartieri Spagnoli, una griglia di strade e vicoli ammatassati, di cantonate e chiesette, di caos e musica. Musica radiofonica, voce di città o colonna sonora; musica che penetra in uno dei tanti bordelli e lo sommuove, raccontando di un desiderio di libertà ed evasione.
Non è impropria la definizione di recital scelta da Moscato per questa Toledo Suite, in cui si alterna una collezione di versi e canzoni, intimamente pronunciata da una piccola e validissima orchestra da camera (qui peraltro in una formazione ancor più ridotta rispetto ad altre apparizioni).
Gli amanti di Moscato vi leggeranno un altro capitolo di una carriera fatta di percorrenze e intermittenze, di inconfondibili tracciati autobiografici in un tessuto di riferimenti alla cultura “alta”. Chi non è tra i conoscitori dell’artista napoletano farà invece più fatica a estrarne una narrazione, anche per via della distanza che il pur morbido dialetto usato da Moscato inevitabilmente scava. Non riconoscerà pertanto, tra i versi declamati tra una canzone e l’altra, le parole di Luparella, e prima ancora di Tiempe sciupate, due lavori che risalgono a più di vent’anni fa.
Sia gli uni che gli altri potranno tuttavia lasciarsi affascinare dalla varietà delle canzoni e dai raffinati arrangiamenti di Pasquale Scialò, tra i maggiori musicologi e specialisti della musica napoletana: brani originali che una medesima tonalità o ispirazione tiene insieme ad altri – vecchi standard (Weill e Viviani, Armando Gill e Nino Taranto) ed evergreen del patrimonio partenopeo (come Anema e core o Scalinatella) – proprio come i movimenti di una suite.
Il rapporto di Moscato con il canto possiede del resto qualcosa di carsico, talora emergente e capace di dare origine a spettacoli come Embargos o Cantà; in altri casi sottotraccia, pur rimanendo contrassegno della sua pratica scenica e, per così dire, indicazione geografica tipica. È pur vero che le corde vocali di Moscato sono ormai meno flessuose delle sue mani, ancora agili e musicali nell’accompagnare il suono della chitarra e del violino.

Se la struttura formale è quella di una suite, qualcosa di cinematografico percorre lo spettacolo, a cominciare dal titolo proiettato su un velo che separa il palco dalla platea, come all’inizio di un film. Lo stesso velo su cui si fermeranno le proiezioni dei disegni di Mimmo Paladino, attraversandolo per terminare poi, duplicandosi, sul fondale nero. Disegni in verità assai deboli e superflui, nient’altro che schizzi frettolosi di un grafismo elementare. Assai più evocativa sarebbe stata una scelta di inserti video, found footage o filmati d’epoca, che avesse restituito visivamente la musicalità dei Quartieri Spagnoli, la disperata vitalità dei bassifondi; che avesse cioè indicizzato la topografia urbana e spirituale cantata da Moscato. Ma Toledo suite è uno spettacolo di transizioni e dissolvenze più che di sintassi; di sussurri, frammenti malinconici e vedute interrotte più che di consistenze; di galleggiamenti e inseguimenti più che di corpi in azione.

Circa un’ora di recital, applaudito con qualche tentennamento, al Teatro Rossini di Pontasserchio, sabato 2 aprile.


Toledo Suite
recital tra musica e teatro
testi e regia Enzo Moscato
chansonnier Enzo Moscato
musicisti Claudio Romano (chitarra), Paolo Sasso (violino)
immagini sceniche Mimmo Paladino
elaborazioni e direzione musicale Pasquale Scialò
luci Cesare Accetta
costumi Tata Barbalato
produzione Compagnia Teatrale Enzo Moscato/Fondazione Tramontano Arte/Nuova Opera Festival

da Pisanotizie.it, 4 aprile 2011