Scritto dopo l’instaurazione della dittatura nazista ma
prima delle atrocità dell’olocausto, La
resistibile ascesa di Arturo Ui, affermò Brecht, “è un tentativo di
spiegare l’ascesa di Hitler al mondo capitalista, trasferendola in un ambiente
che gli è familiare”. Ebbene, come si costruisce un consenso di massa? Scegli una
comunità sufficientemente indebolita da affidarsi al primo che capita con
atteggiamenti da leader, circondati di tirapiedi e aguzzini dal grilletto facile,
impara l’arte di parlare in pubblico, elimina i tuoi avversari, seduci o minaccia
tutti gli altri. Che si tratti di Al Capone, di Adolf Hitler o dell’ottuso boss
dei cavolfiori di Chicago Arturo Ui c’è poca differenza, insinua Brecht. La
metafora regge fino a un certo punto, ma fa comunque riflettere.
Caricatura o alter-ego del Führer, con quel nome, Arturo,
che adombra la mala italo-americana (tutti i suoi scagnozzi portano cognomi che
sono storpiature di quelli dei gerarchi nazisti), il protagonista con il suo
stolido arrivismo satireggia la megalomania di chi si vuole sul gradino più
alto nella gerarchia del potere.
L’incontenibile tendenza di Orsini all’ammicco
metateatrale e mattatoriale, al controtravestimento, all’autocitazione ironica,
ha buon gioco in questo caso perché piega verso la sguaiata musicalità da
Kabarett che attraversa l’intero spettacolo. Il quasi ottantenne primattore
impregna il suo Ui di momenti lugubri e movenze caricate, che scimmiottano il
guittesco portamento hitleriano, lasciando appena ricordare il lirismo di
Chaplin (Il grande dittatore, di cui
il testo brechtiano è parente non lontano, uscì negli stessi anni).
I talentuosi attori-cantanti-showmen che completano la
compagnia, abbigliati come maschere grottesche e pacchiane che sembrano uscire
da un dipinto di Dix o Grosz, sostengono la porzione più grossa dell’azione,
alimentandola con sequenze baracconesche a ritmo di ballata.
Ne viene fuori una messinscena che prova a lucidare,
forse con eccessivo compiacimento, la superficie opaca del testo brechtiano. L’illusione
di partecipare alla lotta tra il bene e il male (naturalmente schierandosi tra
i “buoni”) è una visione consolante ed eufemistica che funziona in ogni epoca. Delle
vetuste sbandate ideologiche del brechtismo fa a meno la riscrittura di Longhi
e del suo dramaturg Luca Micheletti (premiata
nel 2011 con il premio Ubu), il cui maggior pregio sta nell’aver trattato con
perspicacia e adeguato sense of humour
la logica strutturale dell’opera: il suo ripudio dello sviluppo drammatico
canonico a vantaggio di una costruzione “epica” (che per Brecht equivale a esibire
interventi stranianti, smascherando la natura fittizia della circostanza
teatrale); il suo montaggio cinematografico, si potrebbe dire televisivo (nel
suo significato migliore, non si inalberino gli
snob!), fatto di stacchi, intermezzi musicali e siparietti da avanspettacolo;
la frizione comica tra la sordida vicenda, ambientata nei mercati
ortofrutticoli, e l’enfasi declamatoria da operetta.
Sensata l’ambientazione scenica, in cui decine di cassette
di verdura formano i piani dei grattacieli di Chicago; lo skyline illuminato da
riflettori colorati è lo sfondo di una metropoli rutilante e aggressiva, come doveva
essere la Berlino degli anni Trenta, solcata da ariette malinconiche e guizzanti
songs in tono maggiore, in parte recuperati dalle musiche originali di
Hans-Dieter Hosalla.
Un’ultima considerazione, a mo’ di appello: ho letto
finalmente un programma di sala che aggiunge qualcosa alla messinscena e non un
fogliaccio spoglio e vaniloquente. Speriamo che diventi una buona abitudine
anche nelle produzioni meno facoltose.
Due ore e mezzo di spettacolo, applaudito a lungo, visto
domenica 8 gennaio al Teatro ERA di Pontedera.
La resistibile ascesa di Arturo Ui
di Bertolt Brecht
traduzione Mario Carpitella
regia Claudio Longhi
dramaturg Luca Micheletti
con Umberto Orsini, Nicola Bortolotti, Simone Francia, Olimpia Greco, Lino Guanciale, Diana Manea, Luca Micheletti, Michele Nani, Ivan Olivieri, Giorgio Sangati, Antonio Tintis
musiche originali Hans-Dieter Hosalla; fisarmonica e arrangiamenti Olimpia Greco
scene Antal Csaba
costumi Gianluca Sbicca
luci Paolo Pollo Rodighiero
produzione Teatro di Roma, Emilia Romagna Teatro Fondazione
di Bertolt Brecht
traduzione Mario Carpitella
regia Claudio Longhi
dramaturg Luca Micheletti
con Umberto Orsini, Nicola Bortolotti, Simone Francia, Olimpia Greco, Lino Guanciale, Diana Manea, Luca Micheletti, Michele Nani, Ivan Olivieri, Giorgio Sangati, Antonio Tintis
musiche originali Hans-Dieter Hosalla; fisarmonica e arrangiamenti Olimpia Greco
scene Antal Csaba
costumi Gianluca Sbicca
luci Paolo Pollo Rodighiero
produzione Teatro di Roma, Emilia Romagna Teatro Fondazione
da Pisanotizie.it, 9 gennaio 2012