3 giugno 2010

Il potere è roba da matti



Nel programma del festival Metamorfosi. Teatro Politico, complesso e necessario, per dirla con le parole del suo ideatore Alessandro Garzella, fanno spicco diversi titoli e numerose novità assolute. Naturalmente un festival che si vuole politico non può che accettare, e forse anche desiderare, le determinazioni semantiche assai sfumate che l’aggettivo assume tipicamente. Può capitare pertanto di assistere, nella stessa sera, a due spettacoli completamente differenti, per struttura, registro e interpretazione del tema. Gli spettacoli in questione sono Quanto mi piace uccidere (storia di un politico toscano) e Magnificenza del terrore (Omaggio scenico ad Antonin Artaud, a oltre 60 anni dalla morte).
Il primo proviene dal connubio rinnovato tra due compagnie radicate in Toscana, i senesi Egumteatro (Annalisa Bianco e Virginio Liberti, autori del testo e registi) e i fiorentini Gogmagog (qui rappresentati dal solo Tommaso Taddei, interprete unico), che finalizzano un nuovo progetto teatrale comune dopo l’eccellente trittico pirandelliano Questa sera si recita la nostra fine.
Quanto mi piace uccidere è un monologo pronunciato da un giovane ed elegante parvenu: l’attacco, a luci aperte, è quello di un tipico discorso di insediamento, ironicamente ricalcato sull’enfasi vuota del linguaggio della politica. Immediatamente, ma non inaspettatamente (il contegno nervoso dell’autopresentazione lasciava prevedere qualcosa), la tirata del neo-deputato vira verso una deriva psicopatica, in cui lo strazio di una psiche malata racconta e spiega lo strazio di una violenza cannibalesca perpetrata sugli animali, sulle donne, sui bambini. Con l’asciutta e a tratti ridicola oggettività della cronaca nera, il testo si trasforma in una poesia macabra, che richiede una pronuncia serrata, rapidissima, trascinando con sé un circuito di verboso delirio, versificato in modo compiaciuto tra allitterazioni, assonanze e insistite figure retoriche; ma Taddei ha le spalle abbastanza grosse per sostenere un testo tanto caricato senza alcun aiuto dagli elementi scenici, quasi assenti.

Il secondo spettacolo è una conversazione corale e caotica scritta da Enzo Moscato attingendo ad alcuni testi di Antonin Artaud, testimonianze conclusive e senza speranza, eternate dalla singolarità di un genio prostrato. Sono le ultime lettere, le ultime conferenze (come quella tenuta al Vieux Colombier poco prima di morire, nel 1948), messe in situazione da Moscato e dalla sua compagnia di attori straordinari, o per meglio dire la sua famiglia di attori, che se ne spartisce le frasi, musicandole (non è facile ascoltare una voce più penetrante di quella di Enza Di Blasio), ripetendole, consumandole. La situazione è quella di un consesso di matti, che prende posto sugli spalti di una gradinata di legno: si radunano i potenti del mondo di ogni epoca per la cosiddetta Conferenza delle cavie folli, a metà strada tra una seduta terapeutica e un tribunale inquisitorio. Moscato, a momenti Artaud a momenti Robespierre, con la sua inconfondibile lingua pasticciata, i suoi occhiali scuri, le sue mani sempre svolazzanti, si confonde nel tumulto di un impianto visivo prepotente e rumoroso, saturo della consueta imagerie fatta di costumi caricati fino a sfiorare il grottesco e continui abbassamenti varietistici. Impregnate di umori popolari e coltissimi al tempo stesso, le parole di Artaud sembrano sopravvivere clandestinamente, destinate a una nuova amnesia.

In definitiva, non tutto va a segno in questi spettacoli, benché potenti e immaginosi, tra i quali fa da trait d’union la patente di follia attribuita al potere. Quest’ultimo ha anche altri attributi e il sospetto è che la grana grossa della politica attuale si possa affrontare meglio con la finezza che con l’eccesso.
Visti giovedì 3 giugno nelle sale del Politeama di Cascina.


Quanto mi piace uccidere  
(storia di un politico toscano)
testo e regia di Annalisa Bianco e Virginio Liberti
Egumteatro/Gogmagog
con Tommaso Taddei
produzione Egumteatro/Gogmagog e Festival Metamorfosi La Città del Teatro
Spettacolo sostenuto da Regione Toscana – Sistema Regionale dello Spettacolo

Magnificenza del terrore  
Omaggio scenico ad Antonin Artaud, a 60 anni dalla morte
testo, ideazione scenica, regia Enzo Moscato
con Giuseppe Affinito, Tata Barbalato, Salvatore Chiantone, Agostino Chiummariello, Enza Di Blasio, Gino Grossi, Carlo Guitto, Rita Montes, Enzo Moscato, Gianky Moscato, Peppe Moscato,
Mario Santella, Ferdinando Smaldone.
canto scenico Enza Di Blasio
voce fuori campo Salvio Moscato
costumi e allestimento dello spazio Tata Barbalato
assistente costumi Luciano Briante
ricerche e selezione musicale Giankamos
luci Peppe Moscato
produzione Claudio Affinito

da Pisanotizie.it, 4 giugno 2010